Leopardi

Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, in una nobilissima famiglia.
Riceve la prima educazione da due precettori ecclesiastici, il gesuita don Giuseppe Torres l'abate don Sebastiano Sanchini. Ciò non impedisce comunque al giovane di acculturarsi autonomamente grazie alla molto fornita biblioteca paterna. Dopo il 1812, quando finì di imparare dall'abate, si assorbì nello studio. Imparò perfettamente il latino, il greco e l'ebraico e in modo più sommario francese, sancrito, inglese e spagnolo. Mostrò un grande interesse per la filologia. Ebbe una serie di problemi fisici che lo portarono a una morte improvvisa nel 1837, a Napoli.
Nonostante le sue condizioni fisiche, non cessò di invaghirsi di fanciulle che non ricambiavano il suo affetto o lo ignoravano totalmente.
Lo esasperava la chiusura, fisica e mentale della famiglia e delle Marche, perciò tentò più volte di fuggire di casa.
Nel 1822 gli fu concesso dalla famiglia di andare a trovare un cugino a Roma, rimase molto deluso dalla vita della capitale che arrivò anche a disgustare. Nel 1823 tornò a Recanati ed incominciò a formulare il suo pensiero: il pessimismo.
Dal 1825 inizierà a fare una serie di viaggi a Milano, Bologna, Pisa e Firenze dove vi si fermerà e stringerà amicizie. Nel 1833 si trasferirà a Napoli dove morirà a soli 39 anni.
A Silvia, è una lirica di Leopardi, la cui musa ispiratrice è unanimemente riconosciuta in Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere di casa Leopardi a Recanati, morta di tisi nel fiore della giovinezza. ''Silvia'' e Leopardi condividono lo stesso destino, ovvero la morte per malattia. Leopardi si riconosce in lei a causa delle sue precarie condizioni fisiche.